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#News
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Più vicini all'identificazione delle cellule staminali leucemiche
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I ricercatori hanno sviluppato un test diagnostico innovativo per identificare le cellule resistenti al trattamento della leucemia
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La leucemia mieloide acuta è il tipo di leucemia più comune negli adulti. Si caratterizza per l'espansione patologica delle cellule immature (mieloblasti) che invadono il midollo osseo e si espandono nel sangue, influenzando la produzione del resto delle cellule sane. Anche se i pazienti di solito rispondono bene ai trattamenti a base di chemioterapia, gran parte di loro alla fine ricadono o mostrano resistenza a queste procedure.
La causa della ricaduta o della resistenza al trattamento è talvolta dovuta all'esistenza di cellule staminali leucemiche in grado di ricominciare il cancro e, a sua volta, di essere resistenti alla chemioterapia. Tuttavia, identificarli è una sfida, poiché non esistono marcatori specifici per individuarli e isolarli.
Il Gruppo di Ricerca sulla Citomica Funzionale dell'Istituto di Ricerca sulla Leucemia Josep Carreras ha sviluppato prove innovative che permettono l'identificazione di queste cellule testando l'attività di una proteina, la fosfatasi alcalina, presente nei mieloblasti.
Per fare questo, hanno utilizzato metodologie citochimiche avanzate che permettono di analizzare molteplici caratteristiche funzionali cellula per cellula, singolarmente, in pochissimi minuti.
I ricercatori hanno identificato un gruppo di pazienti le cui cellule leucemiche avevano alti livelli di attività della fosfatasi alcalina e un altro gruppo di pazienti con livelli più bassi di questa attività. Entrambi i gruppi hanno mostrato una risposta differenziale al trattamento chemioterapico, con il gruppo di fosfatasi più attivo che ha mostrato la reazione peggiore al trattamento e la sopravvivenza più breve. Sorprendentemente, non è stata rilevata alcuna associazione significativa tra i risultati ottenuti attraverso diverse tecniche di analisi citogenetica e studi molecolari, con la determinazione di fattori prognostici di maggiore o minore rischio.
"Questi risultati rappresentano un nuovo approccio per migliorare la prognosi nella valutazione diagnostica della leucemia mieloide acuta e per stimare la probabilità di ricaduta e la persistenza della malattia. Questo ci permetterà di aprire nuove linee di ricerca volte ad applicare strategie alternative in termini di trattamento", ha detto il Dr. Jordi Petriz, direttore dello studio.