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#Tendenze
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Biosensore sviluppato per aiutare la diagnosi precoce del cancro al seno
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Un team di ricercatori spagnoli ha sviluppato, a livello di laboratorio, un prototipo di un nuovo biosensore per aiutare a rilevare il cancro al seno nelle sue prime fasi. Uno dei coordinatori del team è stato Ramón Martínez Máñez, professore all'Universitat Politècnica de València (UPV) e direttore scientifico del Networking Biomedical Research Centre in Bioengineering, Biomaterials and Nanomedicine (CIBER BBN).
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L'altra è stata Ana Lluch, un'oncologa valenciana, co-coordinatrice del Breast Cancer Biology Research Group dell'INCLIVA Health Research Institute dell'Hospital Clínic de València, e membro del Networking Biomedical Research Centre in Cancer (CIBERONC). Il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista ACS Sensors.
Secondo gli ultimi dati raccolti dal Sistema europeo di informazione sul cancro (ECIS), 34.088 nuovi casi di cancro al seno sono stati diagnosticati nel 2020 in Spagna. Questo tipo di tumore è stato quindi il più frequente tra le donne di questo paese.
Attualmente, la mammografia è la tecnica standard più utilizzata per la diagnosi, ma ha alcune limitazioni, come l'esposizione alle radiazioni e la minore sensibilità e specificità nelle giovani donne con tessuto mammario denso. "Pertanto, sono necessari nuovi strumenti diagnostici per aiutare la diagnosi precoce del cancro al seno. Il nostro biosensore va in questa direzione", spiega Ana Lluch.
Lo sviluppo di questo biosensore rientra nel campo noto come biopsia liquida, che aiuta a rilevare la presenza del cancro attraverso un esame del sangue. Il biosensore mesoporoso sviluppato dal team UPV-INCLIVA è facile da usare, a basso costo e fornisce risultati in un tempo molto breve - tra 30 e 60 minuti - da un campione di plasma del paziente.
Il biosensore è composto da un nanomateriale -un'allumina nanoporosa- che facilita la rilevazione nel plasma del microRNA miR-99a-5p, che è associato al cancro al seno. Fino ad ora, questo è stato fatto utilizzando tecniche complesse e lunghe, il che significa che questo sistema non poteva essere utilizzato come strumento diagnostico in ambito clinico.
Martínez Máñez spiega come funziona il loro sistema diagnostico alternativo: i nanopori del biosensore sono caricati con un colorante - rodamina B - e sigillati con un oligonucleotide. Quando interagiscono con il campione di plasma, se le porte dei pori non rilevano la presenza del microRNA, rimangono chiuse; al contrario, in presenza di miR-99a-5p, le porte dei pori si aprono e il colorante viene rilasciato. "Il cambiamento nel rilascio del colorante può essere correlato a pazienti sani o con cancro al seno", riassume Martínez Máñez.
Allo sviluppo di questo biosensore ha partecipato anche il personale dell'IIS La Fe Institute for Health Research, dove sono stati effettuati i test per la validazione dei nuovi biosensori, e il Networking Biomedical Research Centre in Cancer (CIBERONC).
"Il prossimo passo del nostro lavoro sarà convalidare il nostro sistema in un gruppo più ampio di pazienti", conclude Ramón Martínez Máñez.